San Franco un Santo che per ben venti e più anni della sua vita ha vissuto a Lucoli, eppure oggi, sembra non esservi traccia del suo ricordo. Al Santo è stato attribuito il potere taumaturgico di guarire le malattie della pelle, all’origine dei riti idroterapici compiuti presso la sorgente dell’acqua di San Franco, gli viene attribuito anche un ruolo di mediatore tra ordine sociale e natura selvaggia, riconosciuto al Santo dalla tradizione medioevale visto il suo patrocinio contro le aggressioni di animali da preda o comunque potenzialmente pericolosi.
La nostra Associazione, che ha
tra le sue finalità anche quella del recupero della memoria storica e culturale
del territorio, da diversi anni si è impegnata nella ricerca di testimonianze
sul Santo, anche in collaborazione con la Soprintendenza dell’Aquila.
I soci di NoiXLucoli Onlus hanno
pensato che quella del 5 giugno poteva essere una data importante anche per
Lucoli e non solo per le comunità di Assergi e Roio, che segnano i tre principali
momenti della vita del Santo; di Arischia che nel suo territorio annovera
l'Acqua di San Franco, di Ortolano che lo onora e ricorda nella sua chiesa, di
Forca di Valle (TE) che lo festeggia come patrono, ma di tutto l’Aquilano, anzi
di tutti i territori che lo hanno onorato nei secoli con il loro culto ed i
loro pellegrinaggi.
Nel 2019 siamo entrati in
contatto con l’Associazione “Assergi: cultura, memoria e montagna”, nata proprio in
occasione dell’evento “Ottocentenario di San Franco”, che ha fatto da
motivazione e da punto di coagulo di interesse. Questa Associazione si è posta
l’obiettivo di fare qualcosa in Assergi che potesse dare risonanza a questa
celebrazione da un punto di vista culturale e di coinvolgimento del territorio.
Abbiamo partecipato con entusiasmo a varie riunioni
apprezzando il percorso di studio e di approfondimento territoriale avviato dai
promotori. Ci hanno insegnato a riscoprire la memoria, il passato e, attraverso
di esso, a tentare di ricostruire una linea storico identitaria che potesse
sostenere uno sviluppo cosciente del nostro territorio. I nostri soci
hanno riscoperto le tracce di radici lontane otto secoli fa arrivando al tempo
in cui San Franco viveva nell’Abbazia di San Giovanni di Lucoli e poi in una
grotta del territorio.
Gli incontri con l’Associazione di Assergi ci hanno
fatto conoscere San Franco come personaggio storico religioso, che può dire molto
anche ai giovani di oggi, in veste anche attuale come simbolo e come messaggio culturale e di fede.
L’Ottocentenario ha permesso di incontrarci e conoscerci acquisendo una cultura
di rete e di collaborazione con altre Associazioni che ha rivitalizzato la
motivazione ad agire ed al fare. Il Covid-19 ha però frustrato i nostri
progetti, limitando gli incontri ed anche il programma di eventi che avevamo
previsto per Lucoli. Siamo però riusciti a partecipare ad alcuni iniziative e ad organizzare le
seguenti attività:
5 giugno 2020,
Ottocentenario di S. Franco - Assergi
Citiamo
alcune frasi dell’omelia di Mons. Antonini nelle quali si riportano le
esperienze del Santo a Lucoli: ”S.
Franco scelse la prima alternativa: portato da Dio a trovare più gioia nel suo
amore di quanto la cupidigia ne trovi nell’oro, rinunciò a tutti i suoi beni
prima entrando nel monastero di S. Giovanni di Lucoli e, dopo venti anni,
ritirandosi completamente dal mondo e dandosi alla penitenza, alla ricerca
continua dell’unico necessario e alla preghiera incessante, munito
dell’armatura di Dio come abbiamo sentito nella prima lettura, resistendo alle
insidie del diavolo e restando in piedi dopo aver superato tutte le prove”. “È
proprio la storia di S. Franco. Praticata prima la vita cenobitica a Lucoli per
ben vent’anni, rifiutò l’elezione ad Abate – oltre alla santità possedeva
quindi anche doti di discernimento e di governo – e divenne eremita, in un primo
tempo tra i boschi lucolani e infine sulle rocciose impervie montagne del Gran
Sasso”.
13 agosto 2020 - Il Respiro della Montagna
quadri di racconto, musica e canto.
I nostri soci insieme ad alcuni dell’Associazione Amici di San Michele Onlus hanno partecipato alla rappresentazione il “Respiro della montagna”. Opera in testi e musica, articolata e composita centrata sui temi dell’ esperienza umana e religiosa di un monaco eremita del lontano 1200 sui monti del Gran Sasso, in mezzo a una natura incontaminata anche se selvatica e su quelli contemporanei della realtà ambientale odierna con annessi rischi e problemi. La rappresentazione composta dal racconto, musica e canto voleva stimolare i partecipanti ad orientarsi verso un futuro di speranza e di costruzione, giorno per giorno, di una nuova realtà, pensando all’enorme ricchezza e valore dei territori montani.
20 agosto 2020 – Escursione nel territorio di Lucoli alla “Grotta di
San Franco”.
I nostri soci insieme ad alcuni dell’Associazione Amici di San Michele Onlus ed a quelli dell’Associazione “Assergi: cultura, memoria e montagna” hanno partecipato ad una escursione alla scoperta della Grotta di San Franco. Abbiamo percorso un itinerario in un giorno d’estate coinvolgendo persone motivate ad esplorare “l’altrove” naturale e mentale, volendo condividere con tutti i significati remoti assorbiti dall’oblio per riscoprire il nostro retroterra storico legato alla figura del Santo. Un libro di recente pubblicazione conferma l’identificazione di tale luogo nella Montagna di Lucoli e Tornimparte presso l’eremo di Sant’Onofrio (Roio storia di una Terra attraverso i secoli – Croce Rotolante - 2020). La grotta di Sant’Onofrio, che si affaccia sul profondo omonimo vallone, è un riparo a 1.400 metri d’altezza su una parete rocciosa del monte Orsello, poco oltre i ruderi del villaggio medievale di Sant’Eramo. La grotta, raggiungibile con un ripido sentiero in parte ferrato, è provvista di gradoni scavati nella roccia, di un rozzo altare in pietra e di alcune nicchie.
Citiamo altri riferimenti di letteratura
sulla vita di San Franco relativi al bosco di Lucoli ove visse in una grotta: “Trascorso
un ventennio di lunga riflessione, decise di abbandonare la vita monastica per
recarsi in posti più reconditi, in cui poter vivere la sua ascesi in
solitudine, seguendo le orme del Battista, al quale l’Abbazia era stata
consacrata, come predicatore di penitenza. La sua scelta esistenziale declinò
verso percorsi più austeri che lo porteranno ad immergersi nella purezza della
natura, con la quale entrò in perfetta simbiosi nella continua ricerca della
perfezione e quindi della santità. Saranno due fiere le protagoniste della vita
eremitica del Santo: l’orso e il lupo. Una volta ottenuto il permesso dal
superiore dell’Abbazia di San Giovanni Battista, una sera si congedò dai suoi
confratelli salutandoli con il bacio della pace e verso mezzanotte, mentre i
monaci dormivano, vestito con i suoi consueti indumenti, con un “sacchetto”
contenente nove pani, un pugno di sale, una fiaschetta, una catinella, un
breviario e altri pochissimi oggetti, lasciò il monastero. La sua età era
prossima ai quaranta anni. Non molto distante dal convento, nel vicino bosco (Antinori,
Annali, parte I, vol.7, pag 529), incontrò un orso che lo precedeva e,
seguendolo, raggiunse una grotta cinta di rovi e di spini, proprio nel punto in
cui la selva diveniva più folta. In prossimità della nicchia zampillava
dell’acqua limpida che scaturiva dall’incavo di una quercia. Il luogo di questo
suo primo ricovero, come afferma l’Antinori, non era molto distante dal
monastero, mentre gli Atti del Santo (Dissertazione del Tomei, Lezione II),
nell’individuare tale sito, fanno riferimento genericamente a remote selve;
presumibilmente la spelonca doveva comunque essere ubicata nei monti del
Lucolano o in prossimità degli stessi.” (San Franco di Assergi – Storia di
eremitismo e santità alle pendici del Gran Sasso – Ivana Fiordigigli).
Il 20 agosto, confidando nel luogo all’aperto e rispettando tutte le regole di sicurezza previste per il covid 19, ci siamo recati a quella riconosciuta come la grotta di San Franco. Abbiamo percorso il pianoro roccioso sul versante Ovest di Monte Orsello dove sono ancora visibili i resti dell’antico villaggio medievale di Sant’Eramo menzionato in una bolla papale del 1215. Degna di nota la bellezza delle pietre accumulate ove oggi trovano riparo gli armenti che ci hanno accompagnato in tutta l’escursione. In questi luoghi sono ancora visibili le tracce delle Vie Amiternine, antiche mulattiere ormai abbandonate, ma che secoli addietro facevano da congiunzione a due delle più importanti vie di comunicazione de centro Italia: la Via Salaria e la Via Valeria. Attraverso di esse la Conca Aquilana e la Marsica trovavano il possibile collegamento per gli scambi commerciali. Il vallone di Sant’Onofrio, prendeva il nome del Santo che vi aveva dimorato, al riparo di una spelonca ricavata nella sua parete rocciosa (notizie sulla vita dell'eremita sono scarse, secondo le antiche agiografie il monaco copto, vissuto nel V secolo, figlio del re di Persia, trascorse la sua esistenza in eremitaggio nel deserto, sull'esempio di San Giovanni Battista e del profeta Elia, non c’è letteratura in merito alla sua vita in Abruzzo).
Finalmente giunti alla grotta che si apre come una balconata esposta a Sud, e raccoglie
al suo interno tutto il calore del sole, affaticati ma felici ci siamo
immortalati con le foto ricordo. Il bosco sottostante mitiga qualsiasi
movimento del vento, lasciando colmare quel luogo soltanto di pace e
beatitudine.
17 Ottobre 2020 – Piantagione di un albero
di ciliegio in prossimità dell’Abbazia di San Giovanni di Lucoli.
Si racconta che a Roio nella casa identificata come
quella in cui nacque San Franco si conservassero agli inizi del secolo passato,
i resti di un prezioso cippo del ciliegio fatto crescere nel semenzaio della
famiglia del futuro religioso. Nella tradizione popolare si narra di un
miracolo avvenuto nel lontano medioevo, in un piccolo borgo montano
dell'Appennino abruzzese, chiamato Rogie in villa Morchonia 1, non lontano, di
rimpetto, ad ovest, dalle Alpi Sabine, nel punto in cui il sole lascia il suo
cammino. La città dell'Aquila non era ancora stata edificata. La vicenda ebbe
come protagonista un giovane pastore di nome Franco, futuro Santo, il quale, un
giorno di settembre, accomiatandosi dalla madre per seguire il gregge che
svernava nella lontana Apulia, promise alla genitrice che il loro prossimo
incontro sarebbe avvenuto quando i frutti tornavano a colorare l'albero di
ciliegio posto nell'orto della casa paterna. Il fatto si manifestò, ma non a
giugno, come era naturale che fosse, bensì a gennaio, nel pieno dell'inverno.
Lo stupore per il miracolo e la gioia nel riabbracciare il figliolo regalò un
momento di felicità e serenità a quella madre che solo la magia della natura e
la purezza d'animo dell'uomo sanno donare.
Collegandoci a questa narrazione i soci di NoiXLucoli
Onlus hanno deciso di piantare un albero di ciliegio per ricordare il “miracolo
del ciliegio”, un cippo in pietra, vicino alla pianta, ricorderà anche a Lucoli
la data dell’ottocentenario.
Grazie e complimenti a "Noi per Lucoli"
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