domenica 8 maggio 2022

IL VOSTRO 5X1000 PER UN ESEMPIO DI RECUPERO DELLA BIODIVERSITA' LOCALE


Il vostro 5x1000 per sostenere le spese del 
Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli.

Il Giardino della Memoria, nato per ricordare le vittime del terremoto d'Abruzzo del 2009, costituisce un’area di limitata estensione, e rappresenta sia un interesse paesistico dal valore simbolico e sia naturalistico di salvaguardia della biodiversità fruttifera dell’appenino abruzzese, e soprattutto aquilano, alleva infatti, esemplari di piante appartenenti ai “frutti autoctoni antichi” e per tali caratteristiche è stato riconosciuto dalla Regione Abruzzo quale sito di conservazione della biodiversità regionale e nazionale.
Quali sono i frutti che chiamiamo “dimenticati o antichi”?
Sono quelli presenti e acclimatati in un determinato territorio da alcune generazioni e che nell’arco degli ultimi 20- 30-40 anni hanno conosciuto un lento e silenzioso abbandono per l’affermazione della frutticoltura moderna ovvero di quella industriale. I frutti antichi allevati nel Giardino della Memoria di Lucoli sono espressione di un valore che può racchiudersi in un concetto: quello della biodiversità, l’agrobiodiversità, intesa come il risultato di un processo evolutivo che ha generato, attraverso l’adattabilità naturale e la selezione dei contadini, la molteplicità dei vegetali addomesticati. I frutti dimenticati da anni conoscono oggi un crescente interesse sia del mondo della ricerca che li osserva con attenzione particolare anche al fine del loro riutilizzo nell’agricoltura sostenibile e nelle biotecnologie, sia dei consumatori che ne stanno riscoprendo particolari contenuti e proprietà salutistiche.
Gli alberi da frutto, che costituiscono una importante chiave di lettura temporale e strutturale del territorio, sono ormai di non facile riconoscimento in quanto la Natura si è con il tempo riappropriata di spazi che le erano stati sottratti, visto l’abbandono dei terreni dall’agricoltura.
Salvare la biodiversità significa salvare un patrimonio genetico, economico, sociale e culturale di straordinario valore, fatto di eredità contadine e artigiane non sempre scritte, ma ricche e complesse. La scomparsa di varietà o di razze si traduce in una rinuncia ai sapori autentici legati al territorio e alla cultura dell’uomo che ha saputo selezionare nel tempo questo variegato insieme di sapori e saperi. Il salvare la biodiversità storica significa altresì porre le basi per lo sviluppo futuro della flora e della stessa umanità.

La nostra Associazione non ha finanziamenti pubblici.

Ringraziamo anticipatamente tutti coloro che vorranno riconoscerci un piccolo merito donandoci il loro 5x1000.
 


sabato 7 maggio 2022

3 MAGGIO 2022 I LAVORI PER LA PREDISPOSIZIONE DEL ROSETO E PER LA MANUTENZIONE DEL GIARDINO DELLA MEMORIA

La spianatura del terreno

La predisposizione di pali di castagno per il contenimento dell'aiuola


L'aiuola terminata e riempita di terra fertile

parte delle giovani rose piantate e già acclimatate

Il prato all'inglese del Giardino della Memoria: tutta l'erba rasata


 
Il trattamento anti afidi per tutte le rose, con olio di Neem, comprese quelle attorno all'Abbazia di San Giovanni Battista


Come ogni anno la nostra Associazione, compatibilmente ai mezzi economici, realizza un lavoro di miglioria per il Giardino della Memoria del Sisma oltre alla normale manutenzione agricola. 

E' stato predisposto un roseto che aggiungerà bellezza al luogo. Le rose piantate sono di varie tipologie, ma tra tutte va citata la "rosa gioia" della Meilland detta anche "rosa peace", che abbiamo voluto piantare per enfatizzare il valore simbolico del luogo e con il desiderio di ritrovare pace in questa nostra contemporaneità europea minacciosa.

martedì 12 aprile 2022

La nostra Associazione investe ciò che le viene donato con il 5x1000 in bellezza per il territorio: un roseto per il Giardino della Memoria

La nostra Associazione ha deliberato, nell'ottica del miglioramento costante del Giardino della Memoria di Lucoli, di impiantarvi un roseto.

Perché le rose? 
Perchè sono molto di più di un semplice prodotto della natura, sono la ricerca del bello nei secoli, attraverso gli occhi di diverse civiltà.
Botanicamente le rose sono parenti stretti di meli, peri, peschi, albicocchi, nespoli, pruni, mandorli, ciliegi e fragole, di piante da frutto, ed è per questo che vogliamo completare la varietà delle specie da frutto allevate nel Giardino con esse.

Realizzeremo un lavoro di scavo per un invaso adatto, anche con l'apporto di terreno idoneo e metteremo a dimora le Rose GIOIA (Mme A. Meilland dette anche Peace). 
Sono le rose più coltivate e famose al mondo. 
Questa rosa è conosciuta anche con il nome di “Peace", fu data in dono ai 49 delegati che si riunirono a San Francisco nel 1945 per fondare l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU). Ha ottenuto l'AARS (All-America Rose Selections): il più alto riconoscimento negli USA. Oggi «Mme A. MEILLAND/PEACE» è nota con il nome "PEACE" in tutti i paesi anglosassoni, con “GIOIA” in Italia e “GLORIA DEI” in Germania.
Questa rosa sontuosa, dolcemente profumata, vigorosa e dai fiori enormi divenne in breve così diffusa e così amata da provocare un’improvvisa ondata di popolarità per le rose, che negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento si identificavano con le HT, divenute di colpo ‘le rose’ per eccellenza: dimenticate tutte le altre varietà.
La nostra Associazione investe ciò che le viene donato con il 5x1000 lavorando per la bellezza del territorio.
Con questo progetto vogliamo credere al significato dato da scrittori e poeti alle rose: quello della rinascita, dello sbocciare di nuove forze ma anche ricordo della caducità della vita, della magia della creazione, della bellezza più alta. Tutte simbologie che rafforzano il valore del Giardino della Memoria dedicato alle vittime del terremoto del 2009.
I lavori inizieranno a fine aprile.
Ringraziamo il Professor Fernando Lucchese per il competente suggerimento fornitoci.

sabato 26 marzo 2022

LA POTATURA COME UNA FILOSOFIA DELLA VITA

Le gemme del Pero Williams

Il 25 marzo u.s. al Giardino della Memoria del Sisma di Lucoli è stata realizzata la potatura dei "frutti antichi". 
La potatura è espressione di quella ciclicità tipica della campagna, di quella progettualità che sta dietro al raggiungimento di un raccolto. Gesti che si susseguono in maniera precisa, quasi automatica, scanditi da tempi ben precisi, in un rituale che si ripete ogni anno. È affascinante pensare che un lavoro compiuto nel silenzio possa poi trasformarsi in un risultato che si vedrà soltanto nell’autunno successivo. Potare è una delle cose più difficili, non certo tagliare che è semplicissimo, ma potare bene consente di avere un buon raccolto l’anno dopo, se si pota si potrebbe non raccogliere nulla. 
In qualità di "agricoltori custodi" siamo responsabili dei raccolti ai fini di studio e quindi ci dedichiamo con giusto senso di responsabilità a questa fase della vita del frutteto.
I nostri soci si sono ritrovati sul campo per confrontarsi ed imparare osservando il manutentore che ad uno ad uno potava gli alberi del Giardino.
La potatura vale anche per la nostra vita, ogni tanto sarebbe importante sfoltire, eliminare, e capire quali sono i rami che continueranno a farci fruttificare ed a farci sentire vivi.
Anche nella vita di un'Associazione del territorio come la nostra, nata 12 anni fa, sono caduti dei rami ma altri se ne aggiungono costantemente attratti dalla coerenza delle attività sociali e dalla bontà dei risultati centrati sulla ricerca e conservazione delle memorie di un territorio siano esse agricole, umane o legate alle consuetudini sociali.
 
Il manutentore del Giardino Diego Palladinelli


Alcuni alberi del Giardino sono già in fiore ed hanno contribuito a rasserenare con la loro bellezza la nostra giornata.







lunedì 21 marzo 2022

Finalmente, dopo trent'anni, nuove "Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane"

 

Disegno di Samuel Cipriani disegnato per NoiXLucoli ed esposto nel 2010 alla manifestazione
"Scuola in Festa" di Roma

Giovedì 10 Marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge contenente «Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane» - frutto di un lavoro di consultazione inclusivo finalizzato a garantire l'accessibilità a tutti i servizi essenziali anche in montagna, promuovendo lo sviluppo di attività imprenditoriali agricole e forestali, giovani e innovative.
I territori montani rappresentano una risorsa importante per un Paese come l’Italia, che possiede l’intero versante meridionale delle Alpi ed è percorsa dall’Appennino. Per questo, una legge specifica per lo sviluppo e la valorizzazione delle montagne, che ha visto, tra gli altri, il contributo del mondo accademico italiano e degli operatori della montagna, riuniti nel Tavolo Tecnico Scientifico (TTS), è un grande e importante risultato per l’incremento della competitività del Paese.
L'iniziativa è nata con gli obiettivi di contrastare lo spopolamento delle aree montane e di creare opportunità e occasioni per le giovani generazioni desiderose di continuare a vivere e lavorare in questi territori.
Il disegno di legge, prevede tre direttive di intervento (servizi essenziali, sanità e scuola) da attuare nell'ambito della Strategia Nazionale per la Montagna Italiana (SNAMI), mira a garantire l'accessibilità a tutti i servizi essenziali anche in montagna, promuovendo lo sviluppo di attività imprenditoriali agricole e forestali, giovani e innovative. Queste iniziative verranno attuate grazie all'istituzione del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (FOSMIT) con uno stanziamento di 100 milioni di euro per il 2022 e di 200 milioni a decorrere dal 2023.
Si è voluto porre al centro la figura del montanaro nella sua dimensione individuale e di comunità, lo sviluppo integrale della montagna, che vede nei giovani la capacità di ripopolamento e rifunzionalizzazione. 
Ci sono benefici immediati che la nuova legge porterà, primi tra tutti gli incentivi per chi sceglierà di vivere e lavorare in montagna: insegnanti e medici su tutti, due figure che scarseggiano sempre più in quota. Si tratta il tema dell’agricoltura di montagna, con specifiche agevolazioni e l’incentivo per i professionisti della montagna, come maestri di sci e guide alpine. 
Quindi come primo risultato si vuole garantire anche in montagna la fruibilità di tutti i servizi essenziali, dalla sanità alla scuola: chi sceglie di fare il medico o l’insegnante in Comuni montani avrà delle agevolazioni. «Io resto in montagna»: è una misura che prevede detrazioni sul mutuo per chi, con meno di 41 anni, acquista una prima casa in un Comune montano. Ci saranno misure fiscali ad hoc per i giovani che avviano una propria attività in montagna; e poi si prevede un credito di imposta per gli imprenditori agricoli e forestali che investono nella eco sostenibilità nei Comuni montani. 
Ora dobbiamo arrivare all'approvazione in Parlamento.
Si pensa al via libera definitivo da parte delle Camere entro l’estate. 
Il prof. Giovanni Cannata, Presidente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise pensa che il provvedimento sia un’occasione per mettere in attenzione la problematica delle terre alte nelle quali insistono molti dei Parchi e delle aree protette che debbono essere sempre più considerati come laboratori per lo sviluppo sostenibile. Auspica che sia data particolare e inderogabile attenzione alla copertura digitale dei territori quale prerequisito indispensabile per ogni azione di conservazione attiva e sviluppo.
Si associa anche NoiXLucoli, come custode della biodiversità vegetale, auspicando una pronta approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, della nuova legge sulla montagna che rappresenta un momento estremamente importante per tanti territori che aspettavano da quasi trent’anni un provvedimento organico, necessario per favorire lo sviluppo di molti Comuni svantaggiati, per valorizzare le specificità delle terre alte.
Campo Felice il lago niveo


lunedì 7 marzo 2022

NON ESISTONO IL BUONO NE' IL CATTIVO, SIAMO TUTTI MARTIRI E TUTTI BOIA. E' L'UMANITA' CHE E' FATTA COSI'.

Le parole riportate nel titolo sono di Morena Sterpone scrittrice di Lucoli e sono contenute nel suo romanzo "Signora Madre", opera finalista al "Premio 1 Romanzo x 500" prima edizione.

Morena ha pubblicato il suo primo romanzo nel 2014 e negli anni successivi ha vinto diversi premi letterari. Il romanzo "Signora Madre" è un inno alla redenzione, all'importanza del perdono.

Morena ha da tempo uno spazio nel nostro cuore con le sue storie, la sua gioia, le sue ispirazioni ed entusiasmo per la vita: c'è un grande bisogno di personalità come la sua.

Morena Sterpone

Uno dei personaggi del suo libro: Ruth si estasia di fronte alle piantine della "lunaria" conosciuta anche con il bizzarro nome «moneta del papa», questa è una bellissima pianta sia in fiore che essiccata. Nonostante sia molto attraente durante la sua fioritura, viene coltivata soprattutto per essiccarne gli steli e i frutti (silique) che hanno la caratteristica forma piatta ed ovale ed uno splendido colore argento e che vengono largamente impiegati per composizioni di fiori secchi (proprio da qui il nome Moneta del Papa). Ci è piaciuta anche questa osservazione botanica nel suo libro.

In questi giorni così dolorosi in cui siamo agitati da funeste paure di guerra e sofferenze, in cui i nostri animi si scaldano con pensieri di risentimento e sono animati dalla paura, l'incipit del titolo di questo post risulta drammaticamente vero: noi siamo l'umanità e siamo fatti così......


E' un libro interessante e ci è piaciuto leggerlo.

Grazie Morena.

mercoledì 23 febbraio 2022

GIARDINO DELLA MEMORIA DI LUCOLI IL 3 MARZO 2022 SI INIZIA CON LA POTATURA


La primavera segna, per il frutteto, il momento della potatura o meglio, a voler dare ascolto alla saggezza popolare, questa dovrebbe iniziare quindici giorni prima dell’equinozio di primavera che cadrà il 20 marzo prossimo.
Forse la stagione più bella dell’anno, quella che porta con sé la rinascita e la capacità di dar nuove forme, colori e profumi ad ogni cosa. La stagione in cui sboccia la speranza.
C'è comunque un pizzico di ansia è chiaro che la potatura degli alberi del Giardino della Memoria è un momento importante e delicato pensando ai frutti estivi. 
Abbiamo imparato in undici anni che quando si parla di potatura, inevitabilmente si segue un sentiero a metà tra botanica e tradizione ed è proprio questo che gli regala un fascino particolare. Ogni anno il rito si ripete e per dieci anni lo ha "celebrato" Enzo Sebastiani ora nostro socio onorario. Lo abbiamo sempre visto prima girare intorno all’albero con occhio attento, quasi ad ascoltare silenziosamente le necessità della pianta, diverse di anno in anno. Poi, con la determinazione di chi segue un disegno prestabilito, inizia la danza a suon di forbici e seghetto. Dalla sua concentrazione, capiamo quanto sia pensato ogni suo gesto. Dal suo silenzio leggiamo l’attesa della risposta dell’albero, la conferma di aver eseguito la cosa giusta. Solo così nel tempo abbiamo percepito come ciò che è teoria diventa mestiere. Quanto abbiamo letto tutti noi sulle potature e anche ad osservare il "maestro" rimanendo vicini agli alberi, sembra tutto molto semplice. I dubbi nascono quando qualche volta si impugnano le forbici e ci si domanda da dove si inizia. 

Quest'anno il 3 marzo prossimo ci ritroveremo al Giardino della Memoria per la potatura e ancora una volta per imparare: un giorno di neo-ruralità per i nostri soci, che sarà realizzato anche per ritrovarci in questi tempi cosi solitari per la pandemia.
Chi ci legge sa che noi vorremmo che il Giardino della Memoria, seppur storicamente recente, fosse come un luogo ancestrale di proiezione dell’uomo contadino nel territorio e nel paesaggio. 
Un luogo materiale crocevia dell’immateriale, di quello che potremmo definire “territorio culturale materiale” appartenente alla comunità locale e aquilana visto che è dedicato alle tante vittime del sisma del 2009.
Un luogo, materiale, dove confluisce la cultura agricola dell’Appennino ricca di biodiversità con tanto bello da vedere e tanto buono da gustare. Il Giardino vuole racchiudere un patrimonio culturale immateriale fatto anche di competenze come la potatura degli alberi e deve alimentare il quotidiano dei nostri pensieri motivandoci nel ridare forza, incisività, vitalità, contemporaneità a questo vissuto storico, materiale ed etico del territorio.

Incontriamoci per la potatura al Giardino della Memoria che sarà vissuto come esperienza materiale, praticabile, in maniera contemporanea, ciò è molto importante per noi e per quelli che domani arriveranno a prendere il nostro posto.
Il Giardino della Memoria è un progetto etico, fatto di materia, di pensieri, conoscenze, sapienze, amicizie, per esso ricercate e praticate.


martedì 15 febbraio 2022

TUTELA DEL'"L'AMBIENTE, LA BIODIVERSITA' E GLI ECOSISTEMI, ANCHE NELL'INTERESSE DELLE FUTURE GENERAZIONI" NELLA COSTITUZIONE

Inserire nella Carta la tutela dell'”ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”, vuol dire avere una visione più ampia nelle decisioni politiche. Superare la tradizionale tendenza della politica, della democrazia e dell’economia a essere schiacciate sulle esigenze del presente.
Per tantissimi anni i governi, Re o Imperatori e anche le democrazie hanno pensato soltanto agli effetti immediati delle decisioni. Forse per l’abitudine a interessarsi soltanto dei problemi vicini, nel tempo e nello spazio. Forse per la mancata abitudine a programmare, a prevedere per mancanza di visione.
La scorsa settimana il nostro Parlamento ha approvato la riforma che inserisce all’art. 9 della Costituzione la tutela del “l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
E’ molto importante proprio l’ultimo inciso, che obbliga a concepire decisioni pensando al loro impatto sul futuro.
Sono una cinquantina d’anni che si è iniziato a parlare di diritti delle generazioni future, soprattutto a partire dalle campagne di tutela degli oceani di Jacques Cousteau.
Così si è fatta strada l’esigenza di tutelare l’ambiente e i cambi climatici, di considerare anche i diritti di coloro che verranno quando si incide su patrimonio culturale, ingegneria genetica e sviluppi bioetici, robotica, welfare e dinamiche economiche, perché anche il debito pubblico e le pensioni incidono sulle generazioni future.
In buona sostanza, si tratta di una visione più ampia nelle decisioni politiche. Si devono considerare anche la debolezza o vulnerabilità degli interessi delle generazioni future, superando la tradizionale tendenza della politica, della democrazia e dell’economia a essere schiacciate sulle esigenze del presente.
Lo avevano già riconosciuto in Costituzione la Germania, la Svezia, la Polonia, il Lussemburgo, Malta.
Da noi era intervenuta in maniera significativa la Corte Costituzionale, riconoscendo la tutela dei diritti delle generazioni future nella tutela dell’ambiente e dell’ecosistema: lo Stato può e deve porre limiti invalicabili “nell’apprestare cioè una «tutela piena ed adeguata», capace di assicurare la conservazione dell’ambiente per la presente e per le future generazioni” (sent. n. 288 del 2012).
E, ancora, nella sostenibilità dei bilanci: “L’equità intergenerazionale comporta, altresì, la necessità di non gravare in modo sproporzionato sulle opportunità di crescita delle generazioni future, garantendo loro risorse sufficienti per un equilibrato sviluppo” (sent. n. 18 del 2019). Ma ora il riconoscimento in Costituzione rende stabile e solido il principio: tener conto delle future generazioni costringe a ripensare i meccanismi della democrazia politica e delle maggioranze legislative. Un riconoscimento importantissimo per guardare lontano.
Saranno all'altezza i nostri governanti?

NoiXLucoli OdV custodisce da undici anni la biodiversità locale nel Giardino della Memoria di Lucoli già presentato come esperienza regionale in uno dei quaderni ISPRA sinora pubblicati. 
Le storiche varietà locali rappresentano anche un presidio e un punto di riferimento per le politiche di tutela della biodiversità nell'interesse delle future generazioni. Siamo orgogliosi dei nostri sforzi.



giovedì 27 gennaio 2022

Il 05 Febbraio 2022 – Giornata Nazionale contro lo spreco alimentare

L’UNEP (United Nations Environment Programme) è il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, istituito dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1972.
L’UNEP monitora costantemente l’evoluzione di pratiche e azioni che danneggiano l’ambiente a livello mondiale e pubblica un rapporto annuale che fotografa la situazione: il Food Waste Index Report.
Il Rapporto 2021 è stato dedicato all’analisi dell’impatto dello spreco alimentare sull’ecosistema, e sono emersi dati preoccupanti.
Le stime ci dicono infatti che una percentuale tra l’8 e il 10% delle emissioni di gas serra globali è legata allo spreco alimentare. Ogni anno circa il 17% del cibo coltivato, finalizzato e venduto viene buttato. Il 61% dello spreco avviene tra le mura domestiche, il 26% lungo la filiera e il 13% nella distribuzione.
Solo conoscendo bene il fenomeno è possibile pianificare e creare programmi di azione mirati.
Altrettanto importante è il grado di consapevolezza rispetto al fenomeno. La nostra vocazione è ambientalista e conservatrice della natura e ci appassioniamo a questi temi.
Mangiare tutto il cibo che compriamo non è un lavoro, e può rivelarsi anche meno impegnativo di quanto si immagini. A partire dal fatto che sprecare meno significa anche risparmiare denaro e risparmiare tempo, quello necessario per fare viaggi extra al negozio di alimentari.
Oltre a tempo e denaro, ogni risparmio alimentare porta con sé anche una riduzione degli sprechi di imballaggi, quelli che con ogni probabilità contenevano gli alimenti buttati.
L’ostacolo più difficile da superare è la comune resistenza al cambiamento, che tutti noi abbiamo: la tavola rappresenta la socializzazione, la cultura familiare e del territorio. Ma il cambiamento può portare a un miglioramento.
Sicuramente la fatica maggiore la fanno le persone molto impegnate, chi lavora molto. A volte manca il tempo anche solo per arrivare ad apparecchiare e portare il cibo in tavola, e allora facilmente quel cibo è fast food o cibo già di terza o quarta gamma (altamente trasformato). Il fenomeno è molto cittadino, ma ad esempio nel nostro territorio le porzioni spesso sono molto abbondanti difficili da esaurire. Abbiamo bisogno dunque di una società più equilibrata in cui le persone abbiano il tempo di prendersi cura delle proprie famiglie. La sostenibilità sociale è alla base della lotta allo spreco alimentare. 
Cibo e ambiente sono indissolubilmente legati. Se ami l’uno non puoi non amare l’altro.
Possiamo fare tanto per rigenerare la nostra terra, smantellando il nostro sistema alimentare industriale e sostituendolo con un sistema decentralizzato fatto di molti produttori locali al posto del monopolio moderno fatto da una manciata di corporazioni che controllano quasi tutto ciò che trovi in ​​un supermercato.
Lo spreco alimentare è un problema grave ed enorme. Secondo il Food Waste Index delle Nazioni Unite, in tutto il mondo, circa un terzo del cibo che produciamo e cuciniamo non viene consumato e le famiglie hanno un grande ruolo in questo crimine verso il cibo.
Quindi questo è un ottimo punto di partenza: cominciamo a consumare tutto ciò che abbiamo preparato, cucinato e messo a tavola. Questo impegno avrà un effetto immediato di risparmio, e ci aiuterà a diventare più creativi, scoprendo ricette, reimpiattamenti, riciclo di pietanze che sicuramente ci renderà cuochi migliori sotto tutti i punti di vista.
Suggeriamo un libro dal titolo spiritoso, anche se concreto nei contenuti, per praticare un buon "riciclo" in cucina.


martedì 11 gennaio 2022

IL DPD 019/268 del 20.12.2021 HA ISTITUITO IL REGISTRO DEGLI AGRICOLTORI CUSTODI: NOIXLUCOLI E' CUSTODE DI TRE VARIETA' DI MELO

La biodiversità o diversità biologica è la variabilità tra gli esseri viventi e contribuisce in maniera determinante, a mantenere l’equilibrio della biosfera e a stabilizzare il clima.
Il recupero della biodiversità agraria è finalizzato alla tutela delle risorse genetiche locali di interesse alimentare, dal rischio di estinzione e di erosione genetica.
La salvaguardia e la valorizzazione consentono la tutela del territorio rurale, permettono di limitare i fenomeni di spopolamento, nonché preservare il territorio da fenomeni di perdita del patrimonio genetico.
La Regione Abruzzo, con la DGR 1050 del 28 dicembre 2018 e successivi provvedimenti, ha recepito la Legge 194/2015 e inteso avviare le procedure per la salvaguardia della sua ampia e preziosa biodiversità, attraverso le fasi del recupero, della conservazione, della caratterizzazione e della valorizzazione. 
E' stato istituito il Registro "Agricoltori e Allevatori custodi" approvato con DPD 019/268 del 20.12.2021.
NoiXLucoli attraverso il Giardino della Memoria è custode di tre varietà di mele.

La Legge del 1° dicembre 2015, n. 194, indica: "gli agricoltori e gli allevatori custodi sono soggetti attivi del processo di coadattamento e coevoluzione delle varietà/popolazioni vegetali e animali, che si impegnano a mantenere nel tempo questo ciclo evolutivo, che influisce positivamente sulla biodiversità coltivata e allevata e, quindi, sulla diversità del cibo. Essi sono essenzialmente custodi di un processo evolutivo, legato ad un bene collettivo (varietà e popolazioni) che è intriso di saperi, tecniche, usi e consuetudini del quale sono titolari. Gli Agricoltori e Allevatori Custodi (AAC) sono soggetti pubblici e privati, in forma singola o associata che si impegnano a conservare “in situ/on farm” le risorse genetiche locali a rischio di estinzione o di erosione genetica, iscritte nell’Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, di seguito Anagrafe nazionale".
I soci della nostra Associazione sono grati del riconoscimento di "agricoltori custodi" e rinnovano il loro impegno a difendere e lavorare la terra del Giardino della Memoria per preservare il paesaggio e per conservare la biodiversità che abbiamo ricercato, raccolto e coltiviamo.

mercoledì 29 dicembre 2021

I FRUTTI ANTICHI DI LUCOLI VEGETANO IN UN LUOGO DOVE ABBIAMO VOLUTO “MARCARE I LIMITI DA NON SUPERARE”

Ogni persona vive lungo le invisibili linee dei suoi limiti. Limiti materiali e immaginati, concreti e tangibili, presunti o acquisiti.
Gli uomini vivono in realtà dentro le dimensioni del limite, eppure a volte non ne sono consapevoli. L’Umanità ha superato le sue mancanze attraverso lo sviluppo della tecnica, l’uso dell’ingegno, l’invenzione di tecnologie di una complessità indescrivibile. Ma questa potenza creativa l’ha portata ad allontanarsi dalla coscienza di altri confini, quelli del nostro pianeta, dalle cui risorse siamo pienamente dipendenti e che stiamo consumando ed esaurendo.
La Terra, infatti, è un sistema finito, ma lo sfruttamento sconsiderato dell’ambiente che stiamo portando avanti in questo ultimo secolo la sta conducendo verso una progressiva alterazione degli equilibri.

I NOVE LIMITI PLANETARI
Nel 2009 Johan Rockström, direttore congiunto del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha guidato un gruppo di altri scienziati per identificare i processi che regolano la stabilità e la resilienza del pianeta. Gli esperti hanno individuato nove sistemi che permettono al mondo di funzionare così come noi lo conosciamo, nove “planetary boundaries”, ovvero confini planetari, entro i quali l'umanità può continuare a svilupparsi e prosperare.
Superati questi nove limiti planetari si andrà incontro a quelli che vengono definiti come Punti di Non Ritorno, oltre i quali non sarà più possibile ripristinare l’equilibrio precedente. Il modello, in parole povere, descrive lo stato di salute della Terra attraverso il monitoraggio di alcuni dei processi che stanno alla base della sua vita.
La finalità è quella di fissare le soglie da non superare per garantire un futuro all’umanità.
I tre sistemi di cui, secondo gli scienziati, abbiamo già superato i confini sono il cambiamento climatico conseguente all’aumentata concentrazione di gas serra in atmosfera, la disastrosa perdita di biodiversità e l’alterazione di alcuni cicli biogeochimici, come quello dell’azoto e del fosforo.
A grande velocità verso il raggiungimento delle soglie di non ritorno si dirigono anche gli altri sistemi individuati nel modello: la compromissione del suolo conseguente al suo eccessivo sfruttamento (come la deforestazione, la cementificazione, l’immissione di inquinanti e prodotti chimici…), l’acidificazione degli oceani, il consumo smodato di acqua dolce, la riduzione dello strato di ozono.

A Lucoli, nel Giardino della Memoria abbiamo “marcato i limiti” ecologici di ciò che globalmente si perde volendo invece recuperare in biodiversità e in tante buone pratiche connesse ai cicli biogeochimici.
Il frutteto dedicato alle vittime del sisma del 2009, SEPPUR CON LA SUA LIMITATA ESTENSIONE, rappresenta un laboratorio di scelte consapevoli e vorrebbe essere un modello.

Ci siamo assunti un piccolo pezzo di responsabilità nel non voler superare i limiti del consumo di risorse: la coltivazione delle cultivar recuperate impatta in modo esperenziale su due soglie già superate in termini generali nelle pratiche agricole: perdita di biodiversità e compromissione del ciclo dei nutrienti.
Per quanto concerne la perdita di biodiversità stiamo lavorando in un singolo incubatore sperimentale cercando di rigenerare un luogo del territorio: ci prendiamo cura dell’ambiente che lo circonda, abbiamo piantato ottanta cultivar appartenenti a specie antiche del territorio appenninico che preserviamo in qualità di “agricoltori custodi”.
Non usiamo concimi chimici, non volendo compromettere i cicli biogeochimici di fosforo e azoto: l’uso di fertilizzanti a base di fosforo, così come quello di concimi azotati, ha avuto come risultato l’inquinamento degli ecosistemi, delle falde acquifere e dei corsi d’acqua in essi inseriti, non siamo interessati a massimizzare le rese e manteniamo un buono stato di salute del suolo.

Essere consapevoli dei limiti diventa quindi il primo passo per evitare che l’eccessivo sfruttamento delle risorse della Terra ci conduca verso un futuro incerto e drammatico. 
Qualcuno dirà che questa nostra esperienza non risolve i problemi planetari, ma noi pensiamo che possa illuminare le coscienze e ci stiamo provando a dare l'esempio donando il nostro tempo, le nostre risorse e la nostra passione.
I nostri soci si sforzano, con le loro attività di volontari, di imparare ad intravedere la soglia, di accettarla e di non superarla perché solo così potranno continuare a vivere in un mondo prospero e desiderabile.

lunedì 13 dicembre 2021

IL GIARDINO DELLA MEMORIA RISPONDE APPIENO AD ALCUNI OBIETTIVI DELLA STRATEGIA NAZIONALE PER LA BIODIVERSITA'


Il Ministero della Transizione Ecologica ha redatto, con il contributo di ISPRA, la proposta della Strategia Nazionale Biodiversità 2030. Il testo si incentra sulla necessità di invertire, a livello globale, l’attuale tendenza di perdita di biodiversità e il ripristino degli ecosistemi.
L’elaborazione di una Strategia Nazionale per la Biodiversità (SNB) rientra tra gli impegni assunti dall’Italia, nel 1992, con la ratifica della Convenzione sulla Diversità Biologica.
La Strategia relativa al decennio 2011-2020 aveva definito tre obiettivi strategici: garantire la conservazione della biodiversità ed assicurare il ripristino dei servizi ecosistemici; ridurre in modo sostanziale l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità; integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore ponendosi, inoltre, una visione strategica al 2050 volta al ripristino, alla resilienza e all’adeguata protezione di tutti gli ecosistemi del pianeta, tenendo conto del valore della biodiversità per il contrasto ai cambiamenti climatici, la salute e l’economia.
La Strategia Nazionale Biodiversità 2030, in coerenza con la Strategia europea, conferma la Vision al 2050 e identifica due obiettivi strategici: costruire una rete coerente di Aree Protette terrestri e marine; ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini, declinati in otto Ambiti di intervento (Aree Protette; Specie, Habitat ed Ecosistemi; Cibo e Sistemi Agricoli, Zootecnia; Foreste; Verde Urbano; Acque Interne; Mare; Suolo).
Una parte del documento è dedicata ai “Vettori”, ambiti trasversali di azione che possono facilitare, rafforzare e concorrere al raggiungimento degli obiettivi della Snb 2030 come, per esempio, rafforzare l’attuazione e l’applicazione della legislazione ambientale e promuovere l’economia circolare e migliorare le conoscenze, l’istruzione e l’educazione.
Per quanto riguarda le incidenze che la Snb 2030 avrà nello specifico sul settore agro-alimentare, si intende garantire un sentiero di sostenibilità non solo ai fini della salvaguardia e alla tutela delle varie componenti ambientali (suolo, acqua e biodiversità e tutti i servizi ecosistemici) ma anche del sostegno alle stesse funzioni produttive del settore.
Tra i delicati equilibri da garantire, si considera il ruolo degli insetti impollinatori rispetto all’uso eccessivo di prodotti fitosanitari pericolosi e alla riduzione dell’inquinamento causato dal rilascio di sostanze pericolose per la biodiversità e la nostra salute.
Anche gli elementi caratteristici del paesaggio sono essenziali per la produzione di una serie di esternalità positive, ad esempio, la fornitura di habitat, il contrasto all’erosione del suolo e l’aumento della fertilità, il miglioramento della qualità dell’acqua e l’aumento della sua quantità, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Alcuni punti cruciali del piano strategico con i quali il Giardino della Memoria di Lucoli si rivela sintonico:
  • aver predisposto una riserva integrale di biodiversità vegetale con le cultivar appartenenti agli antichi pomari originarie dell'Aquilano;
  • aver predisposto un opera di restauro di un habitat e relativa connettività ecologica;
  • aver ripristinato uno stato di conservazione soddisfacente per le specie, tra cui uccelli (che trovano cibo nei frutti del Giardino) e insetti impollinatori
  • aver dimostrato alla comunità che è possibile un cambio di passo ecologico in tema di agricoltura;
  • aver realizzato iniziative didattiche sulla biodiversità indirizzate verso i giovani della comunità locale.
Già dalla piantagione del primo albero, simbolo del Giardino, ci siamo rivolti ai bambini

Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti in dieci anni di gestione di questo progetto dal valore morale ed ora scientifico, che merita di essere preservato e vincolato in sede regionale.
È utile ricordare che, a differenza del decennio scorso, la Strategia Europea per la Biodiversità (cui l’Italia deve dare attuazione) ha avuto un supporto politico di livello assoluto (dalla Presidente Ursula von der Leyen in giù) ed è stata sostenuta da un’importante risoluzione del Parlamento europeo.
Viviamo un momento storico davvero borderline. Possiamo cambiare la storia in meglio o continuare a farci del male. 
Ciascuno dei nostri soci sa che può influenzare, anche nel suo piccolo ambito, il cambiamento: nel bene e nel male, nel poco o nel tanto. 
Noi continuiamo con il nostro impegno, ognuno di noi per quello che potrà fare, il Giardino della Memoria di Lucoli è un passo verso la costruzione del cambiamento.
Veduta del Giardino della Memoria di Lucoli (foto Maimeri)

Nella sezione "Giardino dei Semplici" gli insetti impollinatori trovano molti fiori



mercoledì 1 dicembre 2021

ENZO SEBASTIANI E IL GIARDINO DELLA MEMORIA

Senza questo grande uomo il Giardino della Memoria di Lucoli forse non esisterebbe o non sarebbe comunque lo stesso.

Enzo Sebastiani insieme al Sindaco dell'Aquila Biondi, al Direttore del Keren Kayemeth LeIsrael Arieli,  al Sindaco di Lucoli Chiappini ed al Vicepresidente Vicario del Consiglio Regionale Abruzzo Santangelo

Dopo undici anni di lavoro con la nostra Associazione Enzo cede il passo nella manutenzione del Giardino (con nostro grande rammarico) ma continuerà a darci forza e consigli positivi in qualità di Socio Onorario di NoiXLucoli: le sue piante, che vegetano nel Giardino, sono come figli e non li abbandonerà.
Enzo Sebastiani, aquilano, esperto botanico, ha lavorato per oltre cinquant’anni al vivaio forestale Mammarella di Sant’Elia (L’Aquila) prima gestito dal Corpo Forestale dello Stato e poi dalla Regione Abruzzo. Nei periodi di piena attività il Vivaio ha prodotto anche 6 milioni di piante. 
Il lavoro di una vita lo ha portato a riscoprire oltre settanta varietà di frutta antica nei territori montani abruzzesi, da quello aquilano alle colline di Campotosto, Montereale e Farindola, fino a Ocre. Una vita intera dedicata alle piante, agli innesti, alla riscoperta della frutta antica, alla cura di migliaia di varietà di arbusti. Pere, mele, ciliegie, amarene, fichi, le varietà riscoperte sono frutto di un’accurata ricerca e un’attenta analisi del territorio che Enzo ha perlustrato scrupolosamente alla ricerca di alberi da frutto abbandonati.
Enzo ha visitato molte volte, prima di conoscerci, l'Abbazia di San Giovanni, la sua sfida era il Morus Nigra centenario che vi vegeta davanti: una pianta difficile da propagare che sembrava voler tenere per se i suoi segreti. Insieme a NoixLucoli, che ne ha capito il valore chiedendone la tutela come albero monumentale, l'ha curata preservandola dalle micosi che l'avevano colpita e dalle fratture dei rami che la minacciavano ed alla fine è riuscito anche a far vivere una talea che ha donato al Giardino della Memoria.

Enzo Sebastiani è il nostro mentore ci ha insegnato tutto: la sua passione per la botanica e la didattica ci ha contagiati e formati. La sua passione per i semi, a cui non resiste e ricerca in ogni luogo, ci ha insegnato la diversità dell'esistenza e l'equilibrio della qualità della vita. Ci ha fatto toccare con mano la biodiversità delle piante, che in caso di avversità, come le trasformazioni climatiche che stiamo vivendo, riescono ad adattarsi alle nuove condizioni.
Enzo è stata la nostra "banca dei semi" ha preservato molta della biodiversità frutticola dell'Aquilano, le parole che scriviamo non potranno mai conferirgli il pieno senso dell'affetto e della stima che nutriamo nei suoi confronti: lui ben sa che la nostra vita sulla terra dipende dalle piante e dalla capacità dei loro semi di farla nascere.  
La didattica per le scuole al Giardino della Memoria: Enzo Sebastiani docente

L'autorevolezza di un sapiente

Enzo in qualità di socio onorario della nostra Associazione seguirà le scelte botaniche del Giardino, collaborerà con il nuovo manutentore trasferendo lo storico degli interventi sulle piante e si occuperà dell'aggiornamento dei nostri soci.


lunedì 22 novembre 2021

"Ab ovo usque ad mala": DALL'UOVO FINO ALLE MELE LO DICEVANO I ROMANI


Dalla pianta selvatica alle moderne varietà, il melo ha accompagnato la storia dell’uomo sia come frutto fresco, sia grazie ad alcuni suoi derivati come, per esempio, il sidro e la «apple pie», che è la classica torta di mele americana.
Il melo selvatico europeo (Malus sylvestris) è un alberello, spesso cespuglioso, diffuso in tutta Europa, che vegeta ai margini dei boschi e nelle siepi campestri in singoli individui o in piccoli gruppi.
Solo raramente riesce a svilupparsi pienamente nella forma arborea: in questi casi può raggiungere una dimensione considerevole, con un’altezza anche superiore ai 10 metri e una longevità di oltre 100 anni. Produce frutti relativamente piccoli (3-4 cm) che a maturità, tra luglio e settembre, sono di colore verde giallastro, duri, aspri e astringenti.Però, se si lasciano sovrammaturare, specie dopo i primi geli autunnali, la loro polpa perde parte dell'astringenza e dell'acidità e diviene dolce e succosa.
Tutte queste caratteristiche non sfuggirono ai nostri più lontani antenati e così, dai tempi preistorici, il melo ha accompagnato la storia dell’uomo dando vita a diverse usanze e a forti tradizioni nel campo alimentare.
Le antiche popolazioni europee, dapprima di cacciatori e raccoglitori poi, nel Neolitico (in Europa circa 8-9.000 anni fa), quelle dei primi agricoltori, raccoglievano e consumavano i frutti del melo selvatico insieme a tanti altri frutti polposi, quali quelli di sorbo, corniolo, sambuco e rovo.
Mentre le popolazioni europee utilizzavano ancora mele selvatiche per produrre il sidro, gli abitanti dell’Asia centrale selezionavano le migliori piante del melo selvatico locale (Malus sieversi).
A differenza del melo europeo, molto uniforme per le caratteristiche dei frutti sempre relativamente piccoli, duri, aspri e astringenti, i frutti del melo asiatico si distinguono per l'ampia variabilità nella pezzatura (da piccoli a molto grossi), nel colore (da verdi a giallastri e striati di rosso), nell'epoca di maturazione (da luglio a dicembre), nella consistenza della polpa (da succosa a carnosa) e nel sapore, che comunque, rispetto al melo europeo, risulta sempre molto più dolce a maturità.
Quello che ora coltiviamo come melo domestico è proprio il risultato della selezione iniziata nella preistoria a partire dai migliori meli selvatici dell’Asia centrale dai frutti dolci e molto polposi. Il «significato biologico» dei frutti polposi è quello di favorire la dispersione dei semi in esso contenuti sfruttando l’ingestione da parte degli animali i quali, mangiando il frutto, ne diffondono i semi con le feci.Una ricerca di biologia evolutiva ha recentemente evidenziato come il melo centroasiatico sia co-evoluto con l’orso, quando invece l’evoluzione del melo europeo era avvenuta con il concorso degli ungulati.
Gli orsi, a differenza di cervi, daini e caprioli, amano infatti il sapore dolce e non hanno difficoltà a ingerire frutti di grosse dimensioni, che anzi prediligono, mentre gli ungulati consumano regolarmente frutti aspri e piccoli, inadatti all’uomo.
Dall’Asia centrale il melo domestico si è poi diffuso verso Oriente e verso Occidente e arrivò in Persia nel IIΙ secolo a.C., da dove raggiunse la Grecia e quindi l’Italia.
L’adozione della mela a fine pasto è stigmatizzata dall’espressione latina usata nella Roma imperiale, che poi rappresentava gran parte del mondo allora conosciuto: «ab ovo usque ad mala», ossia «dall’uovo fino alle mele». Oggi diremmo: «dall’antipasto al dolce».
Quando, attraverso la mediazione romana, le mele domestiche centroasiatiche giunsero in Gallia e in Britannia sul volgere del I secolo a.C., vennero rapidamente introdotte in coltivazione dai contadini di queste regioni celtiche sia per la produzione di frutta da mensa che per la produzione del sidro.
Rispetto alle mele selvatiche europee, infatti, quelle domestiche centroasiatiche consentivano la produzione di un sidro migliore, tanto per la più elevata pezzatura dei frutti, quanto per la qualità superiore grazie al loro maggiore contenuto in zuccheri e la minore astringenza della polpa.
I Romani non solo introdussero le mele domestiche nel cuore dell’Europa, ma avviarono anche la coltivazione del melo secondo le tecniche proprie di una frutticoltura molto progredita, in particolare la propagazione per innesto e la potatura, sia di allevamento che di produzione, che loro stessi avevano acquisito in precedenza in Grecia, Siria e Persia.
La maggior parte delle varietà di melo che troviamo oggi sul mercato sono state costituite nel Nuovo Mondo, specialmente in America e in Nuova Zelanda. Una figura di spicco nella melicoltura americana è quella di John Chapman (1774-1847), detto appleseed «seme di melo», un pioniere la cui «missione» consisteva proprio nel realizzare meleti con piante ottenute da seme quali avamposti della conquista del West, in particolare Ohio, Indiana e Illinois.
Grazie alla riproduzione per seme, nelle migliaia di ettari piantati da Chapman si manifestò l’enorme variabilità del melo che in Europa non si era mai espressa. Le nuove mele americane giunsero presto anche in Europa, dove furono protagoniste dello sviluppo della frutticoltura nel Dopoguerra. Golden Delicious e Red Delicious (con le sue innumerevoli variazioni clonali: Red Chief, Richared, Starking, Starkrimson, Starkspur, ecc.) furono presto tra le varietà più coltivate anche nelle nostre campagne e così le mele, grazie alla loro versatilità, continuano ad arricchire le tradizioni alimentari soprattutto delle cucine contadine.
L’estinzione genetica di antiche varietà di melo di origine italiana è dovuta ai grandi circuiti commerciali, sviluppatisi negli anni ’50-‘60, con la conseguenza della perdita di molti genotipi locali e della loro varietà genetica. 
La nostra Associazione sta cercando di ripristinare l’antica coltura di genotipi ormai dimenticati come ad esempio quelli della Limoncella e della Gelata che sono allevati nel Giardino della Memoria di Lucoli insieme ad altre cultivar antiche. Queste specie si adattano meglio agli ambienti locali prevenendo la possibilità di diffondere solo individui geneticamente identici e garantendo un tasso di variabilità più alto. Salvando questi "frutti antichi" è possibile tutelare il patrimonio delle tradizioni locali, proponendo possibili metodiche di controllo delle produzioni ed eventuale diffusione di queste cultivar.
Mela Limoncella del Giardino della Memoria